Il Piede Cavo è una condizione caratterizzata dall’aumento dell’altezza dell’arco plantare interno, in carico. Possiamo definire il piede cavo infatti come la manifestazione morfologica di una sindrome supinatoria, ovvero una condizione nella quale, il piede, durante la deambulazione, permane supinato, rigido, con la volta longitudinale alta e incapace di dissipare le forze al suolo, al momento dell’appoggio.
Il piede cavo è molto spesso una deformità conseguente ad uno squilibrio neuro-muscolare traumatico, acquisito, congenito o idiopatico (di cui non si conosce la causa). Due terzi della popolazione adulta che presentano un piede cavo sintomatico, presentano anche una concomitante problematica neurologica, la più comune è la Charcot-Marie-Tooth.
I sintomi possono essere altamente variabili a seconda del grado di severità della deformità e delle capacità individuali di compensare ad essa:
Le cause del piede cavo possono essere acquisite o congenite e possono essere classificate in 3 macro aree:
Il piede cavo presenta le seguenti caratteristiche:
Dal punto di vista radiografico è possibile osservare:
Riferimenti: Aminian A., Sangeorzan Bruce J.,(2008). The anatomy of cavus foot deformity. Foot Ankle Clin N Am 13(2008) 191-198
La supinazione è un movimento fisiologico che il piede esegue durante la deambulazione nella fase terminale del passo, poco prima di sollevarsi dal suolo. Grazie alla supinazione, il piede è in grado di creare una struttura più rigida per ottenere una migliore resa nella fase di propulsione.
Entrando nel dettaglio dell’anatomia funzionale, la supinazione è data da un movimento reciproco di due ossa, l’astragalo e il calcagno, e dall’articolazione che esse determinano: l’articolazione sottoastragalica. Durante la supinazione, il calcagno, visto da dietro, inverte (diventa più verticale rispetto al suolo) e l’astragalo dorsiflette (si sposta verso l’alto) e ruota esternamente rispetto al calcagno. Conseguentemente a questo, anche la gamba e l’arto inferiore saranno quindi maggiormente ruotati verso l’esterno.
La supinazione è il movimento opposto alla pronazione. La corretta alternanza di questi due movimenti garantisce al piede di eseguire al meglio il suo ruolo durante le attività in carico.
Capita spesso di sentire o di leggere la parola “varo” associata al piede cavo. Si tratta di una definizione più tecnica che riguarda la posizione del calcagno quando il soggetto è in piedi e l’osservatore è posto dietro al soggetto.
Il piede cavo è un piede supinato e alla supinazione si accompagna l’inversione del calcagno, ossia un movimento che lo porta ad aprire un angolo verso l’interno (vedi foto).
Quando si parla di piede cavo varo quindi, oltre a definire l’aspetto morfologico più accentuato dell’arco interno, ci si riferisce anche alla posizione in inversione (varo) del calcagno.
Durante la deambulazione e, in generale, durante le attività che svogliamo in carico, il piede deve essere in grado di dissipare le forze causate dall’impatto al suolo (pronazione del piede), e di irrigidirsi (supinazione del piede) sufficientemente per poter garantire un punto fermo e stabile a tutto il nostro corpo per poterci muovere con efficenza.
Il piede cavo è un piede tipicamente rigido che, se da un lato, può ben rappresentare la “leva rigida” necessaria durante la fase di spinta (supinazione), dall’altro lato è deficitario nella fase in cui dovrebbe dissipare e ammortizzare le forze di impatto.
Lo svantaggio biomeccanico del piede cavo quindi è quello di non riuscire ad eseguire al meglio la prima fase di contatto al suolo: la rigidità con la quale quel piede impatta, fa si che quelle eccessive sollecitazioni si riverberino anche alle articolazioni superiori, dalla caviglia, al ginocchio e all’anca con conseguenti adattamenti e sovraccarichi.
Nel piede cavo, i plantari vengono impiegati per ridurre la sintomatologia, scaricare le parti dolenti ed esposte a continui sovraccarichi, per aiutare il piede ad ammortizzare meglio il carico durante il contatto al suolo.
L’obiettivo quindi è quello di aumentare la superficie di contatto del piede in maniera tale da ridurre le pressioni a cui il piede è sottoposto. L’utilizzo poi di materiali a bassa densità con buone capacità di assorbire i carichi, aumentano il comfort percepito dal paziente.
La valutazione funzionale è fondamentale per la progettazione di una corretta ortesi plantare per il piede cavo. E’ importante discriminare se la patologia è causata primariamente da una deformità dell’avampiede (forefoot driven) o del retropiede (hindfoot driven) o da situazioni miste. Questo elemento, unito alla sintomatologia, guiderà la scelta costruttiva, dalla presa impronta, fino ai materiali.